Effettuare la rotazione razionale degli ortaggi aiuta a contrastare quello che viene chiamato “stanchezza del terreno”. Ovvero il calo progressivo delle produzioni e della fertilità del terreno. Questo avviene principalmente quando la stessa coltura viene ripetuta per più anni di seguito sullo stesso appezzamento.
Proprio per ovviare a questo calo di produttività si pratica la rotazione. Le colture sono divise in miglioratrici da rinnovo (come la bietola), miglioratrici pratensi (ad esempio il trifoglio) e sfruttatrici (come il pomodoro). Occorre perciò far seguire alle colture sfruttatrici quelle che migliorano la fertilità del terreno. La famiglia principe è senz’altro quella delle Leguminose, capace di fissare l’azoto atmosferico nel terreno. La presenza di queste piante permette di non effettuare apporti, o in maniera limitata, di concimi azotati per la coltura successiva.
Altra regola è di non coltivare per due anni consecutivi lo stesso ortaggio o ortaggi della stessa famiglia. Perciò, per esempio, sarebbe opportuno non mettere a dimora il pomodoro se l’anno precedente era coltivata la melanzana. Alcune colture richiedono che trascorrano anche diversi anni prima del reimpianto della stessa (ad esempio occorrono cinque e più anni per l’asparago, quattro per la fragola).
L’altra regola da seguire prescrive di non avvicendare colture che sfruttano lo stesso strato di terreno (come patate e carote ad esempio). Questo evita l’accumulo di parassiti animali e vegetali nel terreno e l’assorbimento degli stessi elementi nutritivi.
Un’ultima indicazione per quanto riguarda la rotazione: nella stessa aiuola mettete a dimora prima una coltura ad alte esigenze nutritive (come pomodoro, melanzana, melone, ecc.) e poi un’altra meno esigente (radicchio, lattuga, carota, ecc.).